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Riscaldamento autonomo o centralizzato: quale conviene?

Meglio il riscaldamento autonomo o quello centralizzato? Diciamo subito che non esiste una risposta giusta a priori: è più corretto infatti parlare di soluzioni più o meno congeniali alle esigenze abitative ed economiche delle famiglie. Il riscaldamento domestico è un aspetto fondamentale del comfort abitativo, ma rappresenta anche una delle voci di spesa più consistenti che vanno a gravare sul bilancio annuale, soprattutto in quelle zone in cui la stagione fredda è particolarmente lunga e rigida. Il piacere del caldo ha un costo, che a volte può essere anche decisamente elevato! Tenere il riscaldamento acceso implica un consumo di gas che varia, anche di molto, in base a diversi fattori: la posizione geografica, la grandezza e l’esposizione della casa, la classe energetica dell’edificio e degli infissi…

Ecco perché la scelta tra riscaldamento autonomo e centralizzato è fondamentale, anche perché esistono differenze sostanziali tra i due tipi di impianto, e per valutarne pro e contro è bene conoscerne il funzionamento. Vediamo quindi da vicino le caratteristiche, i vantaggi e gli svantaggi degli impianti di riscaldamento autonomo e centralizzato, così da capire quale possa essere il più adatto alle nostre necessità.

L’IMPIANTO DI RISCALDAMENTO AUTONOMO

L’impianto di riscaldamento autonomo è collocato all’interno dell’immobile e viene utilizzato per riscaldare esclusivamente la singola abitazione: di norma, questo tipo di impianto è costituito da una caldaia, di dimensioni limitate, collegata a un sistema di tubi e caloriferi per riscaldare tutto l’appartamento.

 I principali vantaggi dell’impianto autonomo

  • La libertà: l’impianto è gestito in maniera totalmente indipendente, quindi l’utente può scegliere quando e quanto tenere acceso il riscaldamento a seconda delle effettive condizioni climatiche; inoltre può decidere in totale autonomia il tipo di caldaia (a metano, a GPL, a legna, a pellet) e l’aggiunta di eventuali soluzioni alternative come il riscaldamento a pavimento o a soffitto. Occorre tuttavia ricordare che, soprattutto per questioni di impatto ambientale, esistono alcune regole alle quali anche gli utenti del riscaldamento autonomo devono sottostare tra cui, per esempio, il divieto di impostare la temperatura interna a più di 20° C.
  • Effettivo rapporto costo-utilizzo: i consumi del riscaldamento sono legati esclusivamente alle scelte dell’utente, che può pertanto scegliere il tempo di utilizzo dell’impianto e soprattutto le tariffe del gas per lui più convenienti, approfittando magari anche delle frequenti offerte e promozioni proposte dai vari gestori. In media, si è calcolato che una famiglia dotata di un impianto di riscaldamento autonomo consuma circa 1.000 metri cubi di gas all’anno, ovviamente con variazioni che dipendono dalla grandezza della casa e dalle sue caratteristiche d’isolamento e di esposizione.

I principali svantaggi dell’impianto autonomo 

  • La manutenzione: non è un vero e proprio svantaggio, ma un onere di cui farsi carico. Infatti il proprietario dell’immobile deve ricordarsi di provvedere alla revisione annuale della caldaia e dei fumi, rivolgendosi a un tecnico specializzato che ne dovrà certificare l’idoneità. Le spese della manutenzione e delle eventuali riparazioni o della sostituzione di un impianto non ritenuto idoneo graveranno pertanto esclusivamente e interamente su di lui.

A chi conviene il riscaldamento autonomo? 

In linea di massima, possiamo dire che l’impianto di riscaldamento autonomo conviene a nuclei famigliari ridotti, che vivono in appartamenti non troppo grandi, attici o al piano terra, che hanno una maggiore dispersione di calore (e trarrebbero quindi poco beneficio dalla caldaia condominiale) oppure a chi vive gran parte della giornata fuori casa e ha necessità di regolare i propri consumi in base a determinati orari.

L’IMPIANTO DI RISCALDAMENTO CENTRALIZZATO

Nell’impianto centralizzato la caldaia è ovviamente molto più grande ed è collegata alle singole abitazioni con un sistema di pompe e tubazioni che portano l’acqua dalla centrale termica, generalmente alimentata a gas, fino all’interno di ogni appartamento, passando attraverso i termosifoni.

I principali vantaggi dell’impianto centralizzato 

  • L’efficienza energetica: la caldaia centrale ha un rendimento molto più alto, richiedendo una potenza termica massima inferiore, e questo implica un minore consumo di gas metano 
  • Risparmio di spazio: la caldaia centrale è situata in un locale dedicato all’interno del condominio e quindi non occupa alcuno spazio all’interno dell’appartamento
  • Minore impegno: il responsabile dell’impianto, e quindi della gestione delle operazioni di manutenzione e controllo fumi, è l’amministratore di condominio. Il costo per la  manutenzione di un’unica caldaia, inoltre, è inferiore rispetto a diverse caldaie e relative canne fumarie. Anche eventuali malfunzionamenti, guasti o emergenze saranno gestiti in maniera tempestiva dall’amministratore.

I principali svantaggi dell’impianto autonomo 

  • Poca flessibilità: la decisione sull’accensione e spegnimento, sia per le ore di funzionamento giornaliere che per la stagionalità dell’impianto, dipende dalla scelta comune stabilita in assemblea condominiale o, sempre più spesso, dalle regole comunali. Pertanto anche i consumi possono essere spesso non “tarati” in maniera corrispondente alle reali esigenze dell’utente. Tuttavia, dal 2017 questo problema è stato in parte risolto con l’obbligo di installazione delle valvole termostatiche che, applicate su ciascun termosifone, consentono di modulare il calore nelle varie stanze della casa e di calcolare le spese di gas sulla base della reale quota di consumi.

A chi conviene il riscaldamento centralizzato?

Premesso che ormai gli edifici nuovi con più di 4 appartamenti tendono ad avere di default un sistema di riscaldamento centralizzato, possiamo dire che questa tipologia di impianto risulta particolarmente indicata per famiglie numerose, per coloro che abitano ai piani intermedi e stanno molto spesso a casa.

 

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